Istituto San Gabriele Arcangelo – ISGA

Dal laicato “impegnato” ad un laicato “consacrato”

Di certo, già l’approvazione dell’Unione Cooperatori Paolini, che Don Alberione ottenne dal Vescovo di Alba nel 1918, è equivalsa al primo riconoscimento e coinvolgimento del laicato che l’Alberione intendeva associare alla missione carismatica paolina e all’evangelizzazione con i mezzi della comunicazione sociale.

Ma nel cuore del Fondatore altri specifici germi fondazionali erano in gestazione, anche se tale gestazione sarebbe stata lunga ed anche travagliata.

È vero che, nella Chiesa, i primi bagliori di un nascente laicato consacrato risale già alla fine del 1700; ma sarà solo verso la fine del 1800 che riscontriamo qualche esempio autorevolmente approvato; mentre dobbiamo attendere fino al 1947, allorché papa Pio XII promulga la Costituzione Apostolica Provvida Mater, per avere un universale riconoscimento ed incoraggiamento per una vita cristiana consacrata “nella secolarità”, ossia restando nell’ambiente e nel lavoro proprio ad ogni laico, anzi facendo di tutto questo, attraverso la consacrazione dei voti evangelici di povertà, castità ed obbedienza, privilegiato strumento di evangelizzazione e di santificazione del mondo.

Don Alberiore, però, pur avendo già atteso oltre quarant’anni l’ora di Dio, per i “suoi” Istituti di Vita Secolare Consacrata attese ancora. Era sempre dell’idea che “non è bene forzare la mano di Dio, ma solo assecondarla”.

L’ora di Dio scoccò nel 1957 con il “Breve” dello stesso Pio XII che proclamava San Gabriele Arcangelo “patrono delle comunicazioni sociali”: San Gabriele, l’arcangelo dell’annuncio dell’incarnazione e della salvezza dell’umanità; e, quasi in parallelo, Maria SS.ma, l’Annunciata, Colei che accoglie la salvezza e la comunica all’umanità.

Esattamente un anno dopo, il 1958, Don Alberione dà vita all’Istituto San Gabriele Arcangelo (per uomini, giovani e adulti) e all’Istituto Maria SS. Annunziata (per donne, giovani e adulte). Dirà: Sarete laici, senza alcun segno distintivo religioso, vivrete in famiglia, opererete nella scuola, negli uffici, nelle fabbriche e svolgerete la vostra testimonianza dall’interno di queste istituzioni, ma sarete consacrati… Sarete “sale” e “lievito” nel mondo contemporaneo… Sarete consacrati a Dio e dedicati all’apostolato nel mondo e con i mezzi del mondo…, affinché a tutti gli uomini sia annunciato Cristo che risponde a tutte attese dello spirito umano, anzi le supera: Cristo, Via, Verità e Vita… La Società San Paolo, che è come la madre degli altri Istituti, deve dare loro lo spirito paolino… Il calore e la luce vitale devono discendere dai Sacerdoti paolini, che hanno qui un grande e delicato ministero… Dare Gesù Cristo al mondo, in modo completo, come Egli si è definito: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Qui sono enucleati la vocazione e la missione di questi paolini e paoline di vita secolare consacrata.

A distanza di cent’anni dalla prima intuizione, a cinquant’anni dalla loro fondazione e a più di trent’anni dal ritorno alla casa del Padre di Don Alberione, siamo certi che egli, oggi più ancora di anni addietro, farebbe appello a quelli e quelle che, con grande stima e fiducia, considerava “fervente movimento di anime generose”.

Il tempo avanza. La Chiesa cresce e matura. Molti sogni e speranze si fanno realtà.

Il 26 novembre 2000, esattamente il ventinovesimo giorno anniversario della sua morte, dal cielo, il nostro Venerabile Fondatore avrà gioito e applaudito per quanto il papa Giovanni Paolo II ha pronunciato, rivolgendosi al folto gruppo di pellegrini radunati per il cosiddetto Giubileo dei Laici Impegnati, tra i quali i più impegnati dovrebbero appunto essere i “laici consacrati”:

“Carissimi, con il Concilio, nella Chiesa è veramente scoccata l'ora del laicato e tanti fedeli laici, uomini e donne, hanno compreso con maggior chiarezza la propria vocazione cristiana, che, per sua stessa natura, è vocazione all'apostolato (cfr Apostolicam actuositatem, 2). […] Da allora è fiorita una vivace stagione aggregativa, nella quale accanto all'associazionismo tradizionale sono sorti nuovi movimenti, sodalizi e comunità (cfr Christifideles laici, 29). Oggi più che mai, carissimi Fratelli e Sorelle, il vostro apostolato è indispensabile perché il Vangelo sia luce, sale e lievito di una nuova umanità.

Non vi ha forse ricordato il Concilio la vostra partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo? A voi i Padri conciliari hanno affidato, in special modo, la missione di “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31).

Carissimi fedeli laici, quali testimoni di Cristo, siete chiamati specialmente voi a recare la luce del Vangelo nei gangli vitali della società. Siete chiamati ad essere profeti della speranza cristiana e apostoli di “Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!” (Ap 1,4).

Perché non trovare in queste espressioni del Santo Padre una conferma a quanto disse per tutti i paolini il Beato Giacomo Alberione?

“Voi siete sale, voi siete luce, voi siete città posta sul monte…” rispetto al mondo (AD 87). “Ognuno pensi che è trasmettitore di luce, altoparlante di Gesù, segretario degli evangelisti, di san Paolo, di san Pietro…” (AD 157)