FSP Pakistan: Sr Daniela Baronchelli

Nazione di nascita: Italia
+ 22/03/2019 Lahore (Pakistan)

Carissimi,

ci giunge una notizia che ormai era attesa: nella comunità di Lahore (Pakistan), alle ore 12, ha concluso la vita terrena e una lunga esperienza missionaria, colma d’amore, la nostra sorella

BARONCHELLI MARIA VALERIA Sr MARIA DANIELA
nata a Farfengo (Brescia) il 23 febbraio 1932

La vita di Sr M. Daniela è stata ricca di tante sorprese di Dio: una vita donata senza riserve e con una grande passione nel cuore. Lei stessa scriveva:

«Io, prima di sette fratelli, ho lasciato la mamma malata e bisognosa di aiuto, il fidanzato, il paese dove ero attivamente inserita, certa che il Signore mi avrebbe portata in terra di missione, dove la vita paolina sarebbe stata più esigente ma totalmente spesa per Lui e per i popoli che sono diventati la mia profonda attrazione per un servizio di comunicazione vitale. Lui è stato fedele, magnifico. Costantemente ha continuato a chiamarmi…».

Entrò in Congregazione nella casa di Alba, il 23 aprile 1951. Dopo i primi due anni di formazione, venne inviata in Francia, a Lyon, per una breve esperienza apostolica. Visse poi a Roma, l’anno di noviziato che concluse, con la prima professione, il 19 marzo 1955. Subito dopo, sotto lo sguardo attento e premuroso di M. Tecla, si dedicò alla pastorale vocazionale viaggiando nelle varie regioni italiane, prestando aiuto nelle settimane bibliche e catechistiche e cogliendo ogni occasione per incontrare le giovani e le loro famiglie. Fu per lei un tempo bellissimo proprio per la vicinanza di M. Tecla che le dava sicurezza, la incoraggiava, la sosteneva nella promozione di molteplici iniziative vocazionali.

Nel 1964, venne inviata a Lagos (Nigeria), insieme ad altre tre sorelle, per stabilirvi una presenza paolina e accompagnare lo sviluppo di quella piccola comunità anche nel ruolo di superiora. Ecco i suoi ricordi di quel tempo prezioso che l’ha vista missionaria in diverse nazioni africane:

«Il Signore mi ha accompagnata nei primi quindici anni in Nigeria, Tanzania e Kenya, dove mi sono profondamente innamorata degli africani e ho gioito per l’efficacia della comunicazione sociale ai poveri. Quindici anni di servizio tra la guerra nel Biafra, una povertà enorme, ma anche tanta grazia sperimentata con l’arrivo delle prime vocazioni e un’abbondante diffusione attraverso iniziative nuove, ben viste dalla Chiesa locale. Era uno splendore la vita paolina in Nigeria! Ma, dopo il Concilio Vaticano II e il discernimento personale, alcune sorelle hanno lasciato l’Africa e la Congregazione. È diventato così impossibile continuare la missione in quel paese perché non concedevano nuovi visti a motivo della guerra. Abbiamo dovuto chiudere la comunità e passare le aspiranti a una Congregazione locale. Solo Dio sa e comprende la pena, il dolore, l’umiliazione, la fatica e le lacrime versate…».

Ma le sorprese di Dio non erano finite. Mentre svolgeva con gioia la missione paolina a Dar es Salaam (Tanzania) e in seguito, a Nairobi (Kenya), giunse all’improvviso il mandato della Superiora generale a lasciare quel continente. Dopo due anni di aggiornamento, presso la “Scuola della fede” di Friburgo, venne inviata «nella sconosciuta, difficile e mai sognata, terra pakistana». Fu un’esperienza di morte per la vita. Scriveva Sr Daniela:

«Il Signore, al quale costantemente chiedevo di imparare il valore del distacco, mi toglieva piano piano l’ambizione di passare tutta la vita in Africa e mi assegnava una nuova missione, in Pakistan. Vivo da molti anni in questa terra. È difficile persino per me comprenderlo, ma oggi sono più innamorata del Pakistan che dell’Africa. La difficile missione in questa terra islamica dà tanto valore alla mia vita paolina. Mi sento privilegiata a vivere tra questi cari cristiani perseguitati che con la loro fede e testimonianza, mi evangelizzano. Come Paoline abbiamo un compito, un ruolo, una missione apostolica significativa. Ci sentiamo e siamo riconosciute come Sorelle della Bibbia che lavorano per raggiungere il popolo con la Parola di Dio. Un dono per la nostra vocazione, un impegno, una passione, una scelta del cuore. Lui mi ha condotta in tutti questi anni; mi ha dato gioia, amore e grazia. La sua tattica spirituale è inconfondibile: chiama alla missione attraverso non pochi sacrifici e chiede sempre distacco…».

Sr Daniela visse ventisette anni a Lahore dove svolse il servizio di superiora delegata (per diversi mandati), di superiora locale, di consigliera incaricata dell’apostolato, di librerista.

Venne poi trasferita, per circa otto anni, a Karachi, una delle città più popolose al mondo. Qui, oltre a svolgere il servizio di superiora e di consigliera di delegazione, gestiva la libreria nella zona molto povera di Saddar. Era davvero pakistana con i pakistani, vestendo anche l’abito locale: lo shalwar kameez celeste e, per coprire il capo, usava uno scialle bianco. Lei stessa testimoniava:

«Diffondiamo Bibbie, catechismi in urdu e inglese, rosari e audiovisivi, che possono essere oggetto di condanna da parte delle autorità religiose. La sera, quando rincaso, ringrazio Dio di essere ancora viva. Mi sento privilegiata nel continuare il sogno e l’amore di Maestra Tecla per le masse povere e agitate del Pakistan. Tecla e Alberione ci stanno dimostrando protezione e amore, e il Signore sta mantenendo fede al Patto proteggendoci nei gravi pericoli che affrontiamo ogni giorno».

Era felice di poter raggiungere ancora un gran numero di persone con la Parola di Dio, di seminare tra gli alluvionati un libro di preghiere, di canti o un crocifisso. «Piccole cose che loro tengono come tesori più preziosi del cibo, perché linfa vitale di vita cristiana e speranza».

Dall’anno 2017, si trovava nuovamente a Lahore, felice di consumare gli ultimi giorni tra le giovani sorelle pakistane che amava tanto e dalle quali si sentiva profondamente riamata: «Dopo anni che ci vivi, che respiri la sua aria, che impari la sua lingua, l’urdu, e che ne accogli le contraddizioni, il Pakistan ti entra nel sangue. Ormai è la mia terra, la mia gente».

Nella sua ultima lettera, scriveva alla Superiora generale:

«Sono serena, sempre più felice di essere paolina missionaria. Sento la missione come un reale privilegio e grazia e dare la mia vita qui in Pakistan, fino in fondo, mi fa sentire che Tecla mi usa per aiutare la crescita paolina delle vocazioni locali… Resto volentieri in Pakistan per aiutare fin che posso, al massimo che posso, la delegazione… Riesco ancora a gioire e servire per qualche tempo in libreria ed è per me la medicina più salutare e valida e posso ancora dare qualche ora di scuola alla formazione. La vita comunitaria e apostolica tra la gioventù mi dà vita ed energia…».

Alcuni anni fa, Sr Daniela aveva espresso il suo profondo desiderio: «Vorrei morire qui ed essere sepolta in mezzo al popolo cristiano che amo, un popolo forte che soffre per le enormi privazioni, un popolo estremamente convinto delle sue idee. Un popolo che vive in mezzo a un popolo che crede nel Dio di Maometto e che, esclusi gli estremisti, rappresenta il volto nobile dell’Islam».

Il Signore ha esaudito questo desiderio: Sr Daniela rimarrà in Pakistan per continuare a essere il piccolo seme che muore per dare la vita, per essere ancora e sempre testimone di un amore che vince la morte. In una delle ultime sere, le sorelle l’hanno sentita ripetere più volte, con un sorriso sulle labbra: «Sono felice di andare perché credo nella risurrezione… e perché amo Gesù immensamente: è tutto per me, tutta la mia vita».

Ringraziamo le sorelle pakistane per il bene che hanno voluto a Sr Daniela e per l’assistenza amorosa che le hanno prestato, specialmente negli ultimi tempi. E a Sr Daniela, che tanto amava le vocazioni autoctone, affidiamo tutte le giovani perché portino nel cuore la sua passione apostolica e missionaria, il grande amore al Maestro Divino, al Vangelo, a tutti i popoli del mondo.

Con affetto.

Sr Anna Maria Parenzan
Superiora generale

Roma, 22 marzo 2019.


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