Appendice p.489

V. MARIA, REGINA DEGLI APOSTOLI

 

1.

Dall’esortazione apostolica «Marialis Cultus» di Pao­lo VI

(nn. 35-37)

Maria modello della donna contemporanea

 

La vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa all’imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l’ambiente socio­culturale in cui essa si svolse… ma perché nella sua con­dizione concreta di vita ella aderì totalmente e responsa­bilmente alla volontà di Dio (cf Lc 1,38); perché ne accol­se la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché in­somma fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo: il che ha un valore esemplare universale e permanente. È quindi ovvio che le generazioni cristiane… al contem­plare la figura e la missione di Maria, abbiano ravvisato in essa la donna nuova, la perfetta cristiana, che riassu­me in sé le situazioni più caratteristiche della vita fem­minile in quanto vergine, sposa e madre; abbiano ritenu­to la madre di Gesù quale tipo eminente della condizione femminile e modello specchiatissimo di vita evangelica, esprimendo questi loro sentimenti secondo le categorie e le raffigurazioni proprie della loro epoca. …La nostra epoca, non diversamente dalle precedenti, è chiamata a confrontare le sue concezioni antropologiche e i problemi che ne derivano con la figura della vergine Maria quale è proposta dal Vangelo… (Ciò) porterà a sco­prire come Maria possa essere assunta a specchio delle attese degli uomini del nostro tempo. La donna contemporanea, desiderosa di partecipare con potere decisionale alle scelte della comunità, contemple­rà con intima gioia Maria che, assurta al dialogo con Dio, dà il suo consenso attivo e responsabile non alla so­luzione di un problema contingente, ma a quell’«opera dei secoli» quale è stata definita l’incarnazione del Ver­bo (san Pier Crisologo); si renderà conto che la scelta dello stato verginale… non fu atto di chiusura ad alcuno dei valori dello stato matrimoniale, ma costituì una scel­ta coraggiosa, compiuta per consacrarsi totalmente all’amore di Dio. Così costaterà con lieta sorpresa che Ma­ria di Nazaret, pur completamente abbandonata alla vo­lontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare Dio vindice degli umili e degli oppressi, contro i potenti del mondo (cf Lc 1,51-53); e ri­conoscerà in Maria, che «primeggia tra gli umili e i po­veri del Signore» (LG 55), una donna forte, che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio (cf Mt 2,13-23): situa­zioni che non possono sfuggire all’attenzione di chi vo­glia assecondare con spirito evangelico le energie libera­trici dell’uomo e della società. Né Maria le apparirà co­me una madre gelosamente ripiegata sul proprio Figlio divino, ma una donna che con la sua azione favorì la fe­de della comunità apostolica in Cristo (cf Gv 2,1-12) e la cui funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali. Non sono che esempi, dai quali appare chiaro che la figura della Vergine non delude nessuna delle attese profonde degli uomini del nostro tempo, ma offre ad essi il modello compiuto del discepo­lo del Signore: artefice della città terrena e temporale, ma pellegrino solerte verso la patria celeste ed eterna; promotore della giustizia che libera l’oppresso e della carità che soccorre il bisognoso, ma soprattutto testimo­ne operoso dell’amore che edifica Cristo nei cuori.

 

2.

Dall’esortazione apostolica «Catechesi Tradendae» di Giovanni Paolo II

(nn 72-73)

Lo Spinto Santo e Maria «madre e discepola»

Lo Spirito è promesso alla Chiesa e a ciascun fedele co­me un Maestro interiore che, nel segreto della coscienza e del cuore, fa comprendere ciò che s’è bensì udito, ma che non si è in grado di afferrare. «Lo Spirito Santo istruisce fin d’ora i fedeli — diceva a questo proposito sant’Agostino — nella misura in cui ciascuno è capace di intendere le cose spirituali, e accende nel loro cuore un desiderio di conoscere tanto più vivo quanto più ognuno progredisce nella carità, grazie alla quale ama le cose che già conosce e desidera conoscere quelle che ignora» (In Jo 97,1).
Missione dello Spirito è, inoltre, quella di trasformare i discepoli in testimoni di Cristo: « Egli mi renderà testi­monianza e anche voi mi renderete testimonianza» (Gv 15,26).
Ma c’è di più. Secondo san Paolo, che sintetizza su que­sto punto una teologia latente in tutto il Nuovo Testa­mento, è tutto l’«essere cristiano», tutta la vita cristia­na, vita nuova di figli di Dio, che è una vita secondo lo Spirito (cf Rm 8,14s)…
Dallo Spirito provengono tutti i carismi che edificano la Chiesa, comunità di cristiani (cf 1Cor 12). È in questo senso che san Paolo affida ad ogni discepolo di Cristo la consegna: «Siate ricolmi dello Spirito» (Ef 5,18)… Io invoco sulla Chiesa catechizzante questo Spirito del Padre e del Figlio, e lo supplico di rinnovare in essa il dinamismo catechetico.
Che la Vergine della Pentecoste ci ottenga tutto questo con la sua intercessione! Per una vocazione singolare el­la vide il Figlio Gesù «crescere in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52). Sulle sue ginocchia e poi ascoltandola, nel cor­so della vita nascosta a Nazaret, questo Figlio che era l’Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità, fu da lei formato alla conoscenza umana delle Scritture e della storia del disegno di Dio sul suo popolo, nell’adorazione del Padre (cf Gv 1,14; Eb 10,5). …Ella è stata, d’altra par­te, la prima dei suoi discepoli: prima nel tempo, perché già trovandolo nel tempio ella riceve dal Figlio adole­scente lezioni, che conserva nel cuore (cf Lc 2,51); la pri­ma soprattutto, perché nessuno fu mai «ammaestrato da Dio» (Gv 6,45) ad un grado simile di profondità. Ma­dre e discepola al tempo stesso, diceva di lei sant’Agosti­no, aggiungendo arditamente che l’esser discepola fu per lei più importante che l’essere madre (cf Ser. 25,7). Non è senza ragione che nell’aula sinodale fu detto di Maria che è « un catechismo vivente », « madre e modello dei catechisti». Possa, dunque, la presenza dello Spirito Santo, grazie alle preghiere di Maria, concedere alla Chiesa uno slancio senza precedenti nell’opera cateche­tica, che ad essa è essenziale! La Chiesa allora adempirà efficacemente, in questo tempo di grazia, la missione inalienabile ed universale ricevuta dal suo Maestro: «Andate… e ammaestrate tutte le nazioni» (Mt 28,19).

 

 

3.

Da un’esortazione del servo di Dio Giacomo Alberione, sacerdote

(Opuscolo XI: Maria Discepola e Maestra – CISP 1334-1336)

Nessuno nasce e rinasce alla divina grazia senza Maria

Accanto e sopra la vita naturale, per il cristiano, vi è un’altra vita, quella spirituale o soprannaturale.
Essa è una realtà molto superiore alla stessa vita natu­rale.
La grazia costituisce nel cristiano un nuovo e sopranna­turale organismo producendo nella mente la fede, nella volontà la speranza, nel sentimento la carità per l’inne­sto divino di Gesù Cristo.
È la stessa vita di Dio comunicata all’uomo; è la vita di Cristo in noi: la grazia.
La Chiesa nella Salve Regina ci fa salutare Maria Vita; nelle litanie, anzi, Mater divinae Gratiae. Ella non pro­dusse la grazia, ma la comunica per ufficio. È la madre perché Gesù-Vita è passato attraverso a lei.
La comunica specialmente in tre momenti successivi:

a) A Nazaret ci concepì. La nostra concezione spirituale è
avvenuta nel mistero dell’Incarnazione. Senza l’Incarnazione saremmo ancora tutti sepolti nella morte del peccato. Ora l’Incarnazione Dio l’ha operata in Maria, e ha voluto che il concorso di lei fosse libero, cosciente, necessario.
Il suo « fiat » era un atto di consenso alla nostra conce­zione soprannaturale e alla maternità a nostro riguardo. Anche supponendo che Cristo in croce non avesse pro­nunciato la suprema raccomandazione a Maria e a Gio­vanni, anche supponendo che Maria fosse scomparsa dalla terra immediatamente dopo la nascita del Figlio Gesù; ella sarebbe sempre, in tutta realtà, la nostra ma­dre poiché nel concepire Gesù, capo del Corpo mistico, Maria concepiva anche noi, membra di questo Corpo. Ora il capo e le membra formano un tutto unico.
Perciò non una semplice analogia, ma una grande realtà si esprime dicendo che Maria col suo primogenito porta­va nel suo seno verginale, spiritualmente, tutti noi.

b) Sul Calvario ci generò. Il mistero dell’Incarnazione trova il suo compimento nel mistero della Redenzione. Con la propria morte Cristo ci meritò definitivamente di vivere della sua vita. Ciò che era divenne alla luce.
Di conseguenza come la nostra generazione spirituale, iniziata nel mistero dell’Incarnazione, ricevette il suo compimento in quello della Redenzione: così la materni­tà spirituale di Maria, che era cominciata a Nazaret, si compì sul Calvario: e là venne proclamata.

c) Al fonte battesimale ci genera Il fonte battesimale è la Betlemme di ognuno di noi.
Alla nostra nascita, dal punto di vista soprannaturale, siamo come degli esseri nati morti, e abbiamo bisogno che la vita, meritata a tutti dalla morte di Cristo, venga infusa in ognuno di noi in particolare. Questa infusione la compie Maria. Il figlio dell’uomo diviene così figlio di Dio.
Nessuno nasce e rinasce alla divina grazia senza Maria. Ogni reale progresso nella via della perfezione avviene per mezzo dell’infusione della grazia; ma questa, dice san Bernardino da Siena, viene da Maria. E Maria no­stra madre lavora in noi con sapienza ed amore l’imma­gine del suo Figlio. Quasi intesse l’organismo sopranna­turale, lo alimenta e cresce; in modo simile al modo con cui come madre di Gesù, dopo la concezione, formò il frutto benedetto del suo seno. Ci porta tutti nel suo spi­rito.
L’arcangelo Gabriele la salutò piena di grazia. Ciò viene compreso nella dottrina comune della Chiesa: Maria è la mediatrice e distributrice della grazia acquistata da Ge­sù Cristo con la cooperazione di Maria.

 

 

4.

Da una istruzione del servo di Dio Giacomo Alberione, sacerdote

(« Ut perfectus sit homo Dei », vol. IV, pp. 268ss)

Dio tutto volle e vuole darci per Maria

Maria Regina degli Apostoli: è la prima devozione della Chiesa. La volle Gesù: «Giovanni, ecco tua madre». Cioè: che la considerasse, amasse, servisse, tenesse con sé. E così Giovanni «accepit eam in sua». Giovanni rappresen­tava gli altri Apostoli. Essi la veneravano come madre di Gesù e madre loro; da lei l’esempio come si viveva il Vangelo; con lei pregarono quando Gesù mancò loro: « cum Maria », dice il sacro testo.
E Maria li assisteva; li consolava nelle difficoltà; manife­stava episodi della vita privata di Gesù: 1’annunciazione, la visita a santa Elisabetta, la nascita, la presentazione di Gesù al Tempio, la fuga in Egitto, il ritrovamento nel Tempio. Gli evangelisti poi scrissero. È l’ora della Regina Apostolorum. Oggi si moltiplicano gli apostolati ed abbiamo il consolante risveglio dell’a­postolato dei laici.
…Notare: Oggi è l’ora di Maria Regina degli Apostoli. Ec­co: formiamo apostoli! E diamo loro per sostegno, con­forto e guida la Vergine Ss. Regina degli Apostoli. …La redenzione venne attraverso Maria: e questa è la via segnata da Dio; e dobbiamo seguirla come ha fatto Dio. Non vogliamo, non possiamo fare diversamente da quan­to stabilì Dio: che tutto volle e vuole darci per Maria. San Girolamo dice a Maria: Non si è mai salvato alcuno se non per mezzo vostro, o Madre di Dio. Nessuno riceve il dono di Dio se non per voi, o piena di grazia. Maria viene chiamata ed è Regina degli Apostoli e di ogni apostolo per quattro motivi:

1) Maria ha compito e compie tutto quello che compiro­no gli apostoli assieme.
2) Maria ha l’ufficio di formare, sostenere e coronare di frutti gli apostoli in tutti i tempi.
3) È Regina degli Apostoli perché per Maria si deve ope­rare la cristianizzazione del mondo.
4) È Regina degli Apostoli perché Maria, oltre gli aposto­lati generali, esercitò ed esercita apostolati particolari. Nella sua vita terrena esercitò l’apostolato della vita in­teriore, della preghiera, dell’esempio, della sofferenza. Il primo apostolato è la vita interiore ben praticata.

Chi santifica se stesso contribuisce a tutta la Chiesa, Corpo mistico. Per sua parte il santo immette in circola­zione in questo corpo un sangue puro ed immacolato.
Maria fu la creatura che, più degli apostoli, martiri, con­fessori, vergini, concorse ad edificare e rendere bella e operante la Chiesa: perché santissima. La vita interiore è l’anima di ogni apostolato.
Secondo apostolato: la preghiera. Dice san Giacomo: «Pregate vicendevolmente per salvarvi: poiché molto va­le innanzi a Dio l’assidua preghiera» (Gc 5,16). E san Paolo: « Innanzi tutto vi raccomando che si facciano pre­ghiere, suppliche e domande, ringraziamenti per tutti gli uomini: poiché questo è gradito a Dio, affinché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2, 1.3-4). E Maria pregò più di tutti, meglio di tutti, per i bisogni di tutti.
Terzo apostolato: il buon esempio. « Ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est» (Mt 5,16). Fu scritto: «Un uomo santo, perfetto, vir­tuoso fa maggior bene alle anime di molti altri, istruiti ed attivi, ma di minor spirito».
L’esempio è predica silenziosa che parte dalla vita e va a riformare la vita. Se la parola parte soltanto dalla bocca va solo alle orecchie. Maria è l’esempio nelle virtù teolo­gali, cardinali, religiose.
Quarto apostolato: la sofferenza. Gesù Cristo redense il mondo specialmente con la sua passione e morte. Ma sul Calvario vi erano due altari: la croce di Gesù ed il cuore di Maria.
Una lancia si affondò nel cuore di Gesù; una spada si af­fondò nell’anima di Maria. Il padre Faber ha questa espressione: «La sofferenza è il più grande sacramen­to ». Ed è in verità quello che dà il valore agli altri sacra­menti. E ne abbiamo tutti e tante sofferenze da offrire al Signore in spirito di apostolato.
Quinto apostolato: la parola. Maria non predicò, ma lei parlò certo con somma carità e prudenza in casa e fuori casa. Di lei abbiamo sette parole che sono vero apostola­to, tra cui specialmente il Magnificat. I Padri Ci dicono che fu Maria a rivelare a san Luca il Vangelo dell’infan­zia di Gesù. Ogni sua parola anche oggi è luce alle anime meditative.
Sesto apostolato: l’azione. La vita di Maria prima dell’In­carnazione e durante i trentatrè anni passati con Gesù è una continuità di opere e lavoro per compiere la sua missione, il grande apostolato. Durante i primi giorni dopo l’ascensione di Gesù, nel cenacolo, e mentre la Chiesa faceva i primi passi, nel periodo delle prime op­posizioni e delle incertezze, Maria era la consolazione, il conforto, il sostegno degli apostoli. E nessuna donna cattolica compirà tra le donne: attività, zelo, istruzione, quale ebbe Maria tra le donne e le giovani pie discepole del suo Divin Figlio: sino al chiudersi della sua missione terrena.
Conclusione: formiamo apostoli e diamo loro per condottiera Maria.

 

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