Approfondimen­to e la meditazione personale – SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

1.

Dal discorso tenuto nel giorno natalizio dei santi Pietro e Paolo di san Leone Magno

(Il Mistero del Natale, EP, 1983, pp 171-177, passim)

Pietro e Paolo martiri a Roma

Dilettissimi, tutto il mondo prende parte alla solennità; e la pietà che scaturisce dall’unica fede esige che sia ce­lebrato con gaudio comune tutto quello che, “compiuto per la salvezza di tutti, viene venerato. Tuttavia la festi­vità di oggi, oltre a quella venerazione che in tutto il mondo merita, deve essere celebrata con esultanza spe­ciale e propria dalla nostra città, affinché nel giorno del martirio il sommo della letizia sia dove è avvenuto il glo­rioso transito dei prìncipi degli apostoli. O Roma, questi sono quelli che ti hanno innalzata a tan­ta gloria da farti essere santa, popolo eletto, città sacer­dotale e regale, e, diventata capitale del mondo per la sa­cra sede di san Pietro, tu eserciti una giurisdizione più vasta per la religione divina che non per la dominazione umana. Infatti, benché florida per molte vittorie abbia esteso il tuo dominio per terra e per mare, è minore quanto hai sottomesso con le fatiche della guerra di quello che hai conquistato con la pace cristiana. Dunque, beatissimo apostolo Pietro, tu non temi di veni­re a questa città e, mentre Paolo apostolo, compagno della tua gloria, è ancora occupato nell’ordinamento del­le altre Chiese, tu entri, con più decisione di quando camminavi sul mare.
Non temi Roma, la signora del mondo, tu che nella casa di Caifa avesti spavento della serva del sacerdote? Forse in Claudio era potestà e in Nerone era crudeltà minore che nel giudizio di Pilato e nella ferocia dei Giudei? Ma la forza dell’amore vinceva i motivi di timore: eri per­suaso che non dovevi temere quelli che avevi cominciato ad amare. Certamente già avevi concepito questo affetto di intrepida carità, quando la professione del tuo amore per il Signore fu irrobustita con il mistero della triplice interrogazione. E al tuo cuore non fu chiesto altro che di distribuire il cibo, del quale tu stesso eri molto ricco, al­le pecore di colui che tu ami, bisognose di pascoli. A questa città accorse Paolo, il beato tuo socio nell’apostolato, vaso di elezione e peculiare maestro delle genti; e si fece tuo compagno in quel tempo in cui già ogni in­nocenza, ogni pudore, ogni libertà soffriva per il gover­no di Nerone. Il furore di costui, infiammato dall’ecces­so di tutti i vizi, lo precipitò fino a tale abisso di follia da perseguitare atrocemente e per primo il nome cristiano, quasi che attraverso l’uccisione dei santi potesse estinguersi la grazia di Dio. Ma per i santi costituiva un mas­simo guadagno perché il disprezzo di questa vita transi­toria era l’acquisizione della eterna felicità. Di questo aiuto, dilettissimi, che è stato a noi preparato divinamente, come esempio di pazienza e di consolida­mento nella fede, dobbiamo godere tutti nell’occasione della commemorazione di ciascun santo; però con più esultanza dobbiamo giustamente gloriarci per la dignità di questi padri che la grazia di Dio ha innalzato a tanta altezza tra tutte le membra della Chiesa, che nel corpo, il cui capo è Cristo, essi costituiscono quasi la luce dei due occhi. Circa i loro meriti e le loro virtù, che supera­no ogni capacità oratoria, non dobbiamo pensare nessu­na diversità e nessuna distinzione, perché l’elezione li ha resi pari, le fatiche li hanno fatti simili, la morte li ha co­stituiti uguali.

 

 

2.

Dal discorso di Paolo VI nel XIX Centenario del marti­rio degli apostoli Pietro e Paolo

(22 febbraio 1967)

Pietro e Paolo, colonne primarie di tutta la Chiesa

 

I santi apostoli Pietro e Paolo sono giustamente considerati dai fedeli come colonne primarie non solo di questa santa sede romana, ma anche di tutta la chiesa universale del Dio vivo…
E poiché la prima comunità cristiana di Roma esaltò in­sieme il martirio di Pietro e Paolo, e la chiesa in seguito fissò la commemorazione anniversaria dell’uno e dell’al­tro apostolo in un’unica festa liturgica (29 giugno), noi abbiamo pensato di unire insieme, in questa celebrazio­ne centenaria, il glorioso martirio dei principi degli apo­stoli.
E che noi pure siamo tenuti a richiamare il ricordo di questo anniversario lo dice l’abitudine, ormai universal­mente diffusa, di commemorare persone e fatti, che se­gnarono impronta di sé nel corso del tempo, e che, consi­derati nella distanza degli anni trascorsi e nella vicinan­za delle memorie superstiti, offrono a chi saggiamente li ripensa e quasi li rivive, non vane lezioni circa il valore delle cose umane, forse più palese ai posteri che oggi lo scoprono, che non ai contemporanei, che allora non sem­pre e non tutto lo compresero. L’educazione moderna al « senso della storia » a tale ripensamento facilmente ci piega, mentre il culto delle sacre tradizioni, elemento precipuo della spiritualità cattolica, stimola la memo­ria, accende lo spirito, suggerisce i propositi, per cui una ricorrenza anniversaria si traduce in una lieta e pia festività.
Questa spirituale esperienza sembra a noi doversi parti­colarmente effettuare mediante la rievocazione dei due sommi apostoli Pietro e Paolo, che alla temporale morta­lità pagarono col martirio per Cristo il loro umano tri­buto, e che dell’immortalità di Cristo trasmisero a noi e fino agli ultimi posteri sacramento perenne la chiesa, guadagnando per sé l’eredità incorruttibile, incontami­nata e inalterabile, riservata nei cieli… Voi sapete benissimo che il Padre stesso celeste rivelò a Pietro chi era Gesù: il Cristo, il Figlio del Dio vivo, il maestro e il salvatore da cui a noi deriva la grazia e la verità, la nostra salvezza, il cuore della nostra fede; voi sapete che sulla fede di Pietro riposa tutto l’edificio del­la santa chiesa; voi sapete che quando molti abbandona­rono Gesù, dopo il discorso di Cafarnao, fu Pietro che, a nome del collegio apostolico, proclamò la fede in Cristo Figlio di Dio.
Voi sapete che Cristo medesimo si è fatto garante con la sua personale preghiera dell’indefettibilità della fede di Pietro, ed a lui ha affidato l’ufficio, nonostante le sue umane debolezze, di confermare in essa i suoi fratelli; e voi anche sapete che la chiesa vivente ha preso inizio, di­sceso lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, con la te­stimonianza della fede di Pietro.
Che cosa potremmo a Pietro domandare a nostro vantaggio, a Pietro offrire a suo onore, se non la fede, donde ha origine la nostra spirituale salute, e la nostra promessa, da lui reclamata, d’essere «forti nella fede»?
A voi è parimenti noto quale assertore della fede è stato san Paolo: a lui la chiesa deve la dottrina fondamentale della fede come principio della nostra giustificazione, cioè della nostra salvezza e dei nostri rapporti soprannaturali con Dio; a lui la prima determinazione teologica del mistero cristiano, a lui la prima analisi dell’atto di fede, a lui l’affermazione del rapporto tra la fede, unica e inequivocabile, e la consistenza della chiesa visibile, comunitaria e gerarchica. Come non invocarlo nostro perenne maestro di fede; come non chiedere a lui la grande e sperata fortuna della reintegrazione di tutti i cristiani in un’unica fede, in un’unica speranza, in un’unica carità dell’unico corpo mistico di Cristo? E come non deporre sulla sua tomba di « apostolo e martire » il nostro impegno di professare con coraggio apostolico, con anelito missionario, la fede, ch’egli alla chiesa, al mondo, con la parola, con gli scritti, con l’esempio, col sangue, insegnò e trasmise?

 

3.

Dall’insegnamento del servo di Dio Giacomo Alberione, sacerdote

(Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno 1955; – PP, I 20-25, passim)

Le condizioni necessarie per essere apostoli

 

In questo giorno, che è consacrato alla memoria dei san­ti apostoli Pietro e Paolo, consideriamo il nostro aposto­lato e le condizioni necessarie per essere veramente apo­stole nelle opere parrocchiali.
Consideriamo i due apostoli Pietro e Paolo, i maggiori pastori della Chiesa e modelli di ogni pastore e di ogni pastorella, e poi veniamo ai propositi. Nel primo punto della coroncina si chiede al buon Pastore, per interces­sione dei santi apostoli Pietro e Paolo, la vittoria sul di­fetto predominante e l’amore e la corrispondenza alla vocazione come corrisposero i due santi apostoli. San Pietro ebbe la sua vocazione: «D’ora in poi sarai pesca­tore di uomini », così disse Gesù a san Pietro e gli cam­biò mestiere.
San Paolo ebbe pure lui la sua vocazione: prima era per­secutore della Chiesa, sebbene in buona fede; ma, chia­mato da Gesù, subito chiede: « Signore, che vuoi che io faccia?». E appena conosciuta la verità dice di essere pronto a seguire Gesù. E Gesù gli dà ispirazioni interne circa la vocazione, ma poi vuole che tutto sia comunica­to e deciso dal ministro di Dio e lo manda da Anania già avvertito in sogno.
Paolo, dopo la conversione, si ritirò per 3-4 anni nel de­serto in Arabia per prepararsi all’apostolato, poi andò a Tarso finché Pietro lo mandò a chiamare. Ad Antiochia stette ritirato, senza osare di parlare e attese ai lavori più umili finché lo Spirito Santo lo chiamò all’apostola­to che l’aspettava. Allora nella Chiesa si fecero digiuni e preghiere; poi Paolo, assieme a Barnaba, fu ordinato sa­cerdote e poi vescovo e cominciò a predicare la fede nel mondo, rimanendo fedelissimo alla sua vocazione. E Pie­tro? Anch’egli fu fedelissimo alla sua vocazione, tanto che si lasciò imprigionare per la sua fede e poi morì in croce.
Pietro e Paolo soffrirono moltissimo per la loro fede e ambedue sparsero il loro sangue per Gesù. San Pietro fu crocifisso ai piedi del Colle Vaticano; san Paolo fu deca­pitato sulla via Ostiense. In loro onore furono costruite le due grandi basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le mura. Questi due santi sono inseparabili, sono i due più grandi apostoli, i pastori che amarono le anime fino all’eroismo perché per esse diedero la vita, sparsero il loro sangue.
In questo giorno grande riconoscenza a Gesù, che vi ha dato questa vocazione, e proposito di lavorare interior­mente. Mettiamo i nostri propositi nelle mani dei santi apostoli, perché ci diano il loro spirito pastorale.

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