19 ottobre – BEATO TIMOTEO GIACCARDO

22 ottobre

BEATO TIMOTEO GIACCARDO

sacerdote
MEMORIA

 

Il beato Timoteo Giaccardo nacque il 13 giugno 1896 a Narzole, diocesi di Alba e provincia di Cuneo. Battezzato lo stesso giorno della nascita, gli fu imposto come primo nome Giuseppe. Il nome di Timoteo gli sarà imposto più tardi, in occasione della professione religiosa.
Nel mese di maggio 1908, Giuseppe incontrò per la prima volta don Alberione. Tale incontro decise di tutta la sua vita.
All’età di sedici anni, l’8 dicembre 1912, vestì l’abito cleri­cale nella cappella del seminario.
Don Giacomo Alberione testimoniò di lui: «Dal 1909 al 1914, quando la Divina Provvidenza preparava la Famiglia Paolina, egli ne ebbe chiaramente, pur non comprendendo tutto, come un’intuizione. I lumi che riceveva dalla SS. Eu­carestia di cui era devotissimo, la sua fervente pietà maria­na, la meditazione, più che la lettura, dei documenti pontifi­ci lo illuminavano su tutte le necessità della Chiesa e sopra i mezzi moderni di bene.
Entrò nel 1917 come maestro dei primi fanciulli, raccolti nella mira di formare la Pia Società San Paolo».
Fu ordinato sacerdote il 19 ottobre 1919.
Lo stesso Giaccardo, in prossimità della ordinazione, an­notava nel suo diario: «Sono salito all’altare portando l’idea­le del mio chiericato: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Mi è dolcissimo ricordare, ringraziare con atto esplicito, la Madonna poiché ogni sacerdote esce dal suo cuore; ed io ne sono uscito con una sovrabbondanza di affet­ti, di cure, di provvidenza, di grazia, di vita».
Nel gennaio del 1926, fu inviato a Roma ad avviare la pri­ma casa filiale dell’Istituto.
Nel 1937 ritornò ad Alba per dirigere la Casa Madre. Fu il maestro che tutti precedeva con l’esempio, che tutto inse­gnava, che tutti consigliava.
Nel 1946 ritornò a Roma per attendere al nuovo compito di Vicario generale della congregazione. Morì piamente il sa­bato 24 gennaio del 1948, dopo aver rinnovato l’offerta della vita al Signore per la Famiglia Paolina.
Nell’omelia funebre, don Alberione disse ancora di lui: «Don Timoteo veniva chiamato ed era veramente il Signor Maestro. Rappresentava bene il Signore: all’altare, in confes­sionale, sul pulpito, nelle conversazioni, nella scuola, nelle ricreazioni, nelle relazioni, in tutto il complesso degli uffici disimpegnati e nella privata sua vita, sempre rappresentava bene il Signore; era l’alter Christus…» (CISP 393).

 I testi, eccetto la colletta, sono del comune dei pastori (missionari).

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